Luglio 2014 – Non ci sarebbe stata nessuna scarpata senza una vasca di raccolta dell’acqua piovana.
E senza una vasca di raccolta dell’acqua piovana questa zona trascurata e incolta a sud della casa probabilmente sarebbe rimasta tale.
Nel 2009, dopo una stagione invernale tra le più piovose, nasce l’idea di una cisterna che accumulasse le acque meteoriche provenienti dai tetti. Per un’azienda agricola che non vuole prescindere da un discorso di sostenibilità, la cisterna sarebbe stata la giusta soluzione ad una duplice esigenza: ottimizzare le risorse che la natura ci offre e ridurre i consumi idrici.
Nel 2011 la vasca era una realtà: 15 metri di lunghezza, 5 m di larghezza, 2 metri di altezza (utili m 1,80) per una riserva d’acqua pari a 1350 quintali.
L’irrigazione estiva dell’orto e del giardino, concepito già quest’ultimo come giardino a bassa manutenzione, sarebbe stata finalmente affidata alla vasca, con mia grande soddisfazione. Per qualche anno, confidando sul fatto che le piante a dimora fossero specie resistenti alla siccità, avevo provato a rinunciare all’irrigazione, ma con scarsi risultati, dovendo amaramente constatare che, quando in estate le temperature arrivavano a toccare i 38°C e per diverse settimane di seguito non cadeva una goccia d’acqua, anche le piante cosiddette da secco necessitavano di annaffiature. Dopo due anni di utilizzo della cisterna io e la mia famiglia possiamo dire oggi di non esserci pentiti di questo investimento. Le piogge abbondanti degli ultimi anni, infatti, fanno sì che la vasca dopo il consumo estivo si riempia nel giro di tre mesi! Tuttavia…
“La soluzione di ogni problema è un altro problema” diceva Goethe.
La vasca, necessaria sì dal punto di vista pratico, ma certamente non bella dal punto di vista estetico avrebbe dovuto essere il meno possibile a vista. Alla scarpata veniva dunque affidato questo compito: valorizzare il più possibile l’area in questione così come ai muretti perimetrali in pietra e al lapillo vulcanico come pavimentazione (in attesa di qualche idea più originale).
Di seguito uno schizzo di progetto della scarpata
Oggi la scarpata si presenta così:
L’impianto è fedele al disegno tranne che per gli agapanthus ai quali ho dovuto rinunciare, avendo sperimentato che il pieno sole non è per loro proprio l’esposizione ideale. Come ho già detto la copertura della vasca con circa 5 cm di lapillo vulcanico è soltanto temporanea: vorrei evitare questo effetto piazza vuota…
…spezzando la monotonia con un gioco di percorsi basati sulla variazione data da ghiaia di diversi colori e dimensioni in associazione a pietre e altri materiali.
Voglio godermi la fioritura delle lavande in questa foto della scarpata, scattata al mattino visto che dovrò cominciare in questi giorni a potarle. Eh sì, un errore che si fa spesso è proprio quello di lasciare per troppo tempo sulla pianta le spighe fiorite, dando modo alla lavanda di perdere la sua bella forma sferica e di lignificare troppo svuotandosi della parte verde.
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