Marzo 2014 – Con l’arrivo della primavera e le quotidiane passeggiate in giardino è sopraggiunta quest’anno una nuova sensazione: alludo ad un equilibrio spaziale prima assente, ad un’armonia che prima non c’era. E’ come se il giardino, conquistata a poco a poco una certa maturità, fosse entrato in relazione con il paesaggio, fondendosi con esso. Questa impressione irrompe, stranamente, prima dell’esplosione simultanea delle fioriture, tipica dei mesi di aprile e maggio; quando cioè, senza la bella “distrazione” dei fiori, emerge con più chiarezza la struttura del giardino.
Se non fosse per il fatto che ogni anno si aggiungono nuovi impianti trovo inoltre che, con il passare del tempo, in giardino, ci sia sempre meno lavoro da fare : i volumi delle piante aumentano, riempiendo quei vuoti che prima erano occupati dalle erbacce, e, rispetto a quest’ultime, anche le tappezzanti allargandosi, prendono il sopravvento. Passati i primi due anni molti arbusti diventano autosufficienti. Si può dire che, raggiunta la maturità, il giardino comincia a camminare da solo e non sei più tu che l’hai progettato a dettare le leggi, ma il giardino stesso. In questa fase dunque i fiori si intromettono piacevolmente in un discorso che è per lo più di solo verde…
Le iris fanno capolino tra lavande e rosmarini…
L’anemone sylphide spunta tra cuscinetti di timo.
- Liebster Award, un premio per Oltre il giardino
- La scarpata
- Il paesaggio in prestito
- Il giardino si evolve
- GBFD: Garden Blogger’s Foliage Day